sabato 20 novembre 2010

UN’IDEA DI SCUOLA PER L’ITALIA PROGRESSISTA

Materiali per una discussione

Franco Frabboni

I. Tre domande ineludibili

1. PERCHE’ NON SI PUO’ PERDERE
LA RUOTA EUROPEA
In questo inizio Millennio, l’Unione europea ha ripetutamente rimproverato ai Paesi del vecchio Continente di avere trascurato la Scuola, lasciandole addosso una veste logora e strappata. Come dire, non é stata aiutata a liberarsi di pericolose identità/no: essere il vagone lento di una Società e di una Cultura tecnologico-scientifica che vanno in jet; essere disattenta ai problemi e alle speranze del mondo contemporaneo; essere testardamente ancorata a un cumulo di conoscenze tramontate e inattuali.
Secondo l’Unione europea, la ricetta vincente per curare i mali della Scuola chiama a una scelta coraggiosa. Questa. Se si vuole assicurare competitività ai sistemi produttivi e forza propulsiva ai mercati del vecchio Continente occorre - anzitutto - investire molte/risorse sulla Scuola: per elevarla a locomotiva dei trenini continentali dell’istruzione. Quanto/più la crisi e la depressione economica travagliano una stagione storica, tanto/più é necessario parlare - forte, a voce alta - di Formazione lungo le cinque stagioni della vita: infanzia, adolescenza, giovinezza, età adulta ed età senile.

Questa, costituisce oggi un vero e proprio conto-in-banca per il sistema economico, per la democrazia e la cittadinanza, per la maturazione etica e civile di una Nazione. Mai è investimento improduttivo e cifra di spreco. Mai é spesa non necessaria.

La Scuola di casa nostra non può perdere la ruota europea. Questo perché i suoi due prestigiosi Rapporti del Duemila (Lisbona: La società della conoscenza; Bruxelles: L’istruzione e la formazione permanente nel Ventunesimo secolo) impegnano i Paesi dell’Unione a un patto/alleanza che dia vita a una Scuola continentale dall’enorme Cantiere aperto: febbrilmente protesa a perseguire un duplice prestigioso traguardo formativo.
(a) Il primo/traguardo porta il nome di democratizzazione istituzionale.
Vale a dire, il diritto-di-tutti gli allievi all’accesso e al successo nel sistema formativo (scolastico e postscolastico). L’obiettivo è un po’ questo: contenere la Dispersione (l’uscita prematura degli allievi dal sistema di istruzione) attorno alla quota del 10%. Traguardo che per il nostro Paese sembra oggi invalicabile a causa delle sue politiche “conservatrici” (neoliberiste: fondate sull’idea antidemocratica di una Scuola/azienda) che hanno aggravato sia la Dispersione materiale (portandola al 35%), sia la Dispersione intellettuale (vedasi, i risultati Ocse/Pisa relativi alle deficitarie competenze cognitive dei nostri allievi quindicenni).
(b) Il secondo/traguardo porta il nome di modernizzazione culturale.
Vale a dire, il diritto delle giovani generazioni alla qualità e alla conservazione dell’istruzione lungo l’intero arco della vita: vuoi come alfabetizzazione primaria (la padronanza delle conoscenze-competenze di base), vuoi come alfabetizzazione secondaria (la padronanza delle formae-mentis: sia endogene, da capitalizzare per potere pensare con la propria testa; sia esogene, da capitalizzare per potere agire in modo autonomo nella vita sociale, civile e professionale).

2. PERCHE’ UN GIROTONDO
A DIFESA DELLA SCUOLA PUBBLICA
Affermiamo con determinazione etico-pedagogica il diritto delle allieve e degli allievi all’ingresso e al successo in una Scuola dai saperi/colti. Traguardo possibile in un sistema di istruzione che assicuri loro cifre elevate di conoscenza: ineludibili, per sfidare e contrastare - con armi plurali (a difesa della diversità dei punti di vista) e democratiche (a difesa dell’accesso di tutti alla conoscenza) - le persistenti sacche di marginalizzazione e di esclusione della nostra utenza scolastica.
Siamo al cospetto della casa democratica della Scuola. Alla sua identità pubblica e gratuita, nonché al suo edificio istituzionale dotato di alcune inamovibili architravi: (a) l’elevazione dell’obbligo scolastico ai sedici anni degli allievi; (b) l’elevazione dell’obbligo formativo fino al loro diciottesimo anno, con l’offerta aggiuntiva di articolati percorsi postsecondari di specializzazione professionale; (c) l’organizzazione curricolare in cicli: la Scuola dell’infanzia (zero/sei: asilo nido più scuola materna), la Scuola primaria, la Scuola secondaria di primo grado e la Scuola secondaria di secondo grado (quest’ultima, possibilmente articolata in campus: ramificata in percorsi liceali e in percorsi di formazione tecnico-professionale).
La Controriforma/Gelmini ha dissanguato in poco meno di tre anni il cuore della Scuola pubblica. La sua idea antidemocratica e selettiva di istruzione mira a trattenere tra i banchi la fascia degli allievi “migliori” (é la vocazione delle politiche scolastiche neoconservatrici e populiste: che, guarda caso, premiano a occhi chiusi i figli di genitori acculturati e/o danarosi) ed espellono anzitempo la fascia degli allievi “peggiori” (guarda caso, sempre i figli di genitori dalla bassa scolarità e/o dagli scarsi mezzi economici).
Questa discriminazione sociale - che cavalca nelle classi anche forme di pulizia etnica - ha il suo Cavallo di Troia nell’arma impropria della Meritocrazia che avvolge di caligine maleodorante la Controriforma del Ministro dell’istruzione.

3. PERCHE’ DOBBIAMO
VOLTARE PAGINA
La risposta a questo terzo interrogativo é piena di certezze: senza se e senza ma. Per la Scuola, voltare pagina significa aprire al più presto la stagione della qualità dell’istruzione con destinazione teste-ben-fatte e cuori solidali. E archiviare per sempre la sua brutta copia: un’istruzione tutta-nel-banco (erogata da un insegnante/unico, dalla Lavagna elettronica, dall’e-Book e dal Power-point) che ha la sua deriva nella formazione di teste/piene di saperi mnemonici e ripetitivi e di cuori/aridi popolati di qualunquismo, indifferenza, intolleranza. Siamo al cospetto di un’istruzione funzionale alle logiche mercantili di una Scuola-azienda.

Dunque, la Scuola di domani ha il compito di aprire le porte al pensiero che riflette, che dubita, che crea.
Per percorrere queste frontiere formative, l’Italia progressista (che a breve avrà microfono e voce) é chiamata ad accendere nella Scuola la speranza di potere voltare/pagina. E’ vicina l’alba di una Scuola progressista dotata di due potenti motori. Ineludibili, per avventurarsi lungo le strade della formazione. Parliamo della mente e del cuore: la Conoscenza e la Relazione.
La Conoscenza dovrà alimentare una mente scomoda: mai omologabile e mai duplicabile. Possibile, se l’istruzione si fa sinonimo di padronanza di saperi e di metasaperi, di disciplinarità e di interdisciplinarità.
In una parola: di Competenze.
La Relazione dovrà alimentare copiose cifre comunitarie sotto il tetto della Scuola. Così da dare ascolto e dialogo al cuore degli allievi: l’amicizia, le emozioni, la cooperazione, la solidarietà. Di più. Le Conoscenze che gli allievi incontrano in una classe ricca di cooperazione e di solidarietà durano molto-più-a-lungo: tanto da godere di una buona manutenzione cognitiva durante le stagioni postscolastiche della vita adulta e senile.

II. Sognando l’isola che non c’é
1. DIAMO MARE AL VELIERO SCUOLA
La speranza é che il nostro sistema di istruzione, alzando lo sguardo al chiarore dell’alba del duemilaundici, depositi un “sogno” nello zaino dell’educazione. Questo. L’anno che albeggia laggiù a oriente sta lasciando il porto - antidemocratico e illiberale - del duemiladieci (abitato da una Scuola selettiva e del tempo-che-fu) per sbarcare su un’isola inesplorata - democratica e progressista - abitata da bambini e da adolescenti dagli occhi aperti su un Secolo contrassegnato dal cambiamento e dalla complessità.
Come dire. Riprenderà il mare il nostro Veliero pluri-medagliato dell’istruzione, nella cui stiva - a fine Novecento - hanno fatto bella mostra il Nuovo indirizzo didattico (nella Scuola dell’infanzia), il Tempo pieno (nella Scuola elementare), il Tempo prolungato (nella Scuola media), il Modello sperimentale (nella Scuola secondaria). Questa imbarcazione ha navigato veloce - prima di naufragare sotto la tempesta berlusconiana - lungo rotte illuminate dal cielo dell’educazione e dell’istruzione.
Per godere di una navigazione sicura, il Veliero/Scuola targato Duemila dovrà issare sull’albero maestro tre/vele: una istituzionale, una culturale e una curricolare. Queste, assicureranno una viaggio tranquillo verso l’isola che già c’è (democratica e colta): momentaneamente sommersa dalle acque melmose del Governo in carica.

2. TRE VELE GONFIE DI VENTO
LA VELA ISTITUZIONALE.
La prima vela al vento porta stampata a lettere cubitali questa duplice missione istituzionale.
Se la Scuola italiana non investirà sul tandem educazione-istruzione rischierà moltissimo: sia di allargare la forbice tra cittadinanza colta (ricca) e incolta (povera), sia di rinunciare al ruolo di sentinella a difesa del soggetto/Persona (irripetibile e inviolabile) sempre più minacciato dal soggetto/Massa (manipolabile e omologabile).
Per espugnare questo duplice obiettivo, il veliero/Scuola dovrà necessariamente sbarcare sulle due spiagge dell’isola-che-verrà. Queste.
Anzitutto, sulla spiaggia la cui missione trasversale é intitolata al Sistema formativo integrato. Questo, inteso come patto pedagogico tra la Scuola e le Agenzie intenzionalmente educative del territorio: la famiglia, gli enti locali, l’associazionismo, il privato sociale, le chiese, il mondo del lavoro.
Poi, sulla spiaggia la cui missione longitudinale é intitolata all’Educazione permanente (la Lifelong education). Questa, avrà il compito di accompagnare la formazione della Persona dalla prima infanzia fino all’età senile.
E’ sul corpo “vitalissimo” della Scuola/militante (delle nostre contrade periferiche) che si può scommettere l’approdo nell’isola del diritto di tutti alla studio e alla qualità dell’istruzione. Questo prezioso lembo di terra potrà farsi arcipelago di accoglienza di una Scuola normale, a patto che diventi “teatro” di una nuova mobilitazione e di una nuova passione popolare. Possibile se cavalcherà l’onda/lunga che porta alla Scuola della periferia e dell’Autonomia, nella quale é possibile conquistare il primato di una scolarizzazione diffusa e democratica.
Di qui il nostro appello vibrante. Diamo vita nei territori della Scuola/reale (in carne e ossa) a una grande alleanza nel nome di una Costituente della scuola. A un patto strategico che conduca gli studenti, gli insegnanti e i genitori a chiedere con forza un Referendum/abrogativo dei brutali provvedimenti legislativi del Ministro Gelmini. Solo così si potrà rivedere in cielo una cascata di stelle riformistiche capaci di illuminare nuovi orizzonti democratici per la politica scolastica del nostro Paese.

LA VELA SOLIDARISTICA.
La seconda vela al vento porta stampata a lettere cubitali questa missione etico-sociale.
Il veliero/Scuola potrà farsi co-costruttore di una Città delle idee a patto che segua le rotte e i paesaggi fluviali della Cittadinanza. Il suo compito improcrastinabile é di fronteggiare - con le armi della cultura e della solidarietà comunitaria - il Leviatano della Città dei mercati e dei consumi: liberista e sregolata.
E’ sullo sfondo dei Paesaggi della “disintegrazione” che entrano in scena l’infanzia e l’adolescenza: costrette a scomparire, a vivere desaparecide senza-le-chiavi della Città. Un’umanità sempre più invisibile, irrintracciabile, inesistente nei suoi percorsi di vita e nei suoi luoghi topici e conviviali.
Di fronte agli scenari strappati di una Città frantumata ad arcipelago, occorre sollecitamente avviare una politica unitaria e integrata del sistema formativo. La sola in grado di erigere e moltiplicare Città della solidarietà: co-costruite insieme dai genitori e dai figli, dal sistema scolastico e da quello extrascolastico, dall’università, dai sindacati e dal privato sociale. Il tutto nella prospettiva di un’educazione estesa per tutto l’arco della vita.

LA VELA CURRICOLARE.
Il peculiare percorso formativo di un grado scolastico (Asilo nido, Scuola dell’infanzia, Scuola primaria, Scuola secondaria: di primo e di secondo grado) porta il nome di Curricolo.
Il suo pregio pedagogico é di assicurare autonomia formativa, dignità scientifica e pariteticità educativa agli alfabeti cognitivi e alle dinamiche relazionali che popolano i vari comparti della scuola.
Questo, il suo merito formativo. Capovolge l’antica e ingiallita immagine di un sistema di istruzione centralistico, ministeriale, burocratico. Con l’avvento del Curricolo, la Scuola viene sì invitata a mantenere la sua canonica navigazione nel mare dei Programmi nazionali (é la rotta delle conoscenze-competenze irrinunciabili), ma anche a intraprendere un viaggio in un mare/altro di nome Autonomia. Su questa inedita linea d’acqua, potrà completare il suo percorso formativo con propri Programmi locali: siamo alla rotta che porta verso nuove spiagge culturali, verso sconosciute isole della conoscenza.
Pertanto, il Curricolo ha il compito di illuminare le due facce della luna dell’Autonomia scolastica. Queste.
(a) Il Curricolo dà luce all’Autonomia formativa di ogni comparto scolastico. Il che significa dotarlo di un proprio specifico sentiero di istruzione (popolato sia di soggetti-che-apprendono testimoni di una determinata età evolutiva, sia di oggetti-di-apprendimento testimoni dei “saperi” ufficiali di un determinato ciclo scolastico).
A partire da linea pedagogica, i singoli comparti di istruzione hanno il dovere di dire “no” a una duplice tentazione antipedagogica: la prima, di nome anticipo curricolare (uguale “precocismo”: il falso guadagnare tempo);
la seconda, di nome posticipo curricolare (uguale “ritardismo”: il perdere colpevolmente tempo).
(b) Il Curricolo dà luce alla dignità scientifica dei singoli comparti scolastici. Il che significa dotarli di un proprio peculiare Progetto formativo. Significa validare la Scuola dell’Autonomia come una sorta di meccano gigante corredato da un numeroso set di pezzi/formativi (alcuni prescrittivi e vincolanti: da inserire obbligatoriamente in ogni costruzione curricolare; altri facoltativi e opzionali: lasciati alla creatività progettuale del collegio dei docenti) a disposizione delle periferie scolastiche.
La Scuola dell’Autonomia gioca pertanto la sua partita formativa su un duplice Tavolo curricolare.
(b1) Il tavolo dell’istruzione, sul quale si gioca il match dell’alfabetizzazione linguistico-letteraria, storico-geografica, matematico-scientifica-tecnologica, artistico-creativa. E’ il mobile domestico sul quale vengono posti sia gli itinerari formativi longitudinali (punti di incontro delle conoscenze disciplinari “esplicite”, prescritte dalla quota/nazionale), sia gli itinerari formativi trasversali (progettati in sede locale con il sostegno di saperi “impliciti” di natura ermeneutica, generativa, euristica).
(b2) Il tavolo della relazione, sul quale si gioca il match dell’interazione emotivo-affettiva, della comunicazione sociale e dei vissuti valoriali che si generano nella comunità scolastica. E’ il mobile domestico sul quale viene posta una fitta trama di dinamiche relazionali che chiedono un ambiente/classe dalle dense cifre di flessibilità e di modularità: quindi, antiautoritario e non-direttivo.